lunedì 22 ottobre 2012

El coronel no tiene quien le escriba

Magari nessuno scrive al colonnello ma al ministro Profumo in questi giorni non manca certo qualcosa da leggere: anche Lucia dà il suo contributo che non posso esimermi dal pubblicare (anche in considerazione degli innumerevoli lettori che ha questo blog...):


Signor Ministro,
faccio eco alla mia collega Antonietta Brillante e vorrei dare voce anche con la mia testimonianza alla serietà e alla professionalità di noi docenti italiani.
Sono una professoressa di matematica in un istituito tecnico. Mi sono laureata nel '95 a 23 anni e ho sempre voluto insegnare. Dopo un annetto di lavori saltuari in attesa di una supplenza mai arrivata, ho optato per il privato, lavorando come analista programmatore nei centri di elaborazione dati delle banche.
Quando è stato indetto l'ultimo concorso ordinario nel '98, mi ci sono buttata e, lavorando di giorno e studiando di notte, mi sono piazzata decima in regione Lombardia, entrando in ruolo nel 2001.
Ho scelto la scuola; avevo un posto a tempo indeterminato meglio retribuito di quello di insegnante; ho scelto di insegnare e non sono entrata nella scuola perchè non ho trovato di meglio.
Svolgo con passione e impegno il mio lavoro e, per esperienza personale, posso dire che lavorare nella scuola è molto più inpegnativo che lavorare come impiegato per 40 ore settimanali.
(...è anche più bello, per i miei gusti...)
Innanzitutto lei parla di 18 ore settimanali: si tratta di 18 ore in classe con gli studenti, 18 ore di concentrazione al 100 % . Le 18 ore di lezione vanno preparate: va pensato che cosa spiegare, vanno pensate le attività da proporre (esercizi, per la mia materia). Va individuato come spiegare e che tipo di attività far fare agli studenti (ognio classe ha la sua fisionomia e noi siamo insegnanti, non registratori); bisogna preparare le esercitazioni, bisogna preparare le verifiche; esercitazioni e verifiche vanno corrette. In una mia classe è presente un alunno con disturbi specifici dell'apprendimento, per cui va individuato per lui un piano didattico personalizzato, cioè un percorso diverso solo per lui. In un'altra classe c'è un'alunna straniera da poco in Italia a cui bisogna preparare attività integrative per colmare il gap linguistico. Senza contare le difficoltà, non certificate, di tanti studenti, davanti alle quali un docente non può chiudere gli occhi: per ciascuno di loro va pensato qualcosa di speciale.
Queste sono attività ordinarie che ogni docente deve fare per preparare le 18 ore settimanali e, signor Ministro, occupano più di sei ore settimanali aggiuntive all'insegnamento.
Quindi innanzitutto, per correttezza, non si insinui che le 18 ore settimanali siano le sole ore settimanali lavorative.
Alla 'mera' preparazione delle lezioni vanno aggiunti: consigli di classe, collegi docenti, riunioni delle commissioni che servono a far funzionare la scuola (orientamento, POF, biblioteca, manutenzione laboratori, commissione alunni stranieri, commissione educazione alla salute....) e le attività correlate a queste commissioni. Si tratta di ulteriore tempo extra alle 18 ore , alle ore difficilmente conteggiabili per la preparazione delle 18 ore: tutte ore che lei finge di ignorare!
Senza contare che la curiosità intellettuale e la sensibilità nell'individuazione dei bisogni dei nostri studenti ci spingono a preparare progetti, attività extracurriculare, corsi di formazione per colleghi, elearning per studenti...tutto già allo stesso prezzo dello stipendio del docente.
Non riconoscere questo fermento intellettuale intorno alla scuola, non riconoscere che già stiamo dando tutto quello che possiamo alla scuola, pensare che possiamo tranquillamente sopportare un carico di lavoro aumentato del 25% è offensivo nei nostri confronti e contribuisce ad affossare tutte quelle iniziative che abbiamo costruito e fatto crescere per amore della scuola (l'elearning, lo sportello help per gli studenti in difficoltà, e tantissime altre attività che io e i miei colleghi abbiamo fatto e facciamo ...).
Ci obblighi pure a stare a scuola 6 ore di più (o anche 12), ma non in classe: le occuperemo tutte per la scuola, perchè lo facciamo già ora. Ci fornisca, però, almeno di un tavolo e una sedia ciascuno e di qualche scaffale per portare a scuola libri e carte scolastiche che riempiono le nostre case. Aggiungo anche, siccome ci vuole pure tecnologici, ci fornisca di un portatile (o strumento simile) ciascumo: il mio portatile, che uso quasi unicamente per la scuola, me lo sono comprato con i miei soldi. Nel privato è l'azienda che fornisce ogni dipendente dell'attrezzatura necessaria. Io non ho ricevuto mai neppure una penna per scrivere!
A testa alta dunque mi permetto di chiederle di cominciare lei a fare un sacrificio per la scuola e di rinunciare totalmente a qualsiasi suo introito proveniente dal mondo della scuola o dal suo ruolo di ministro, in cambio di uno stipendio di professore di scuola superiore.

Cominci lei a fare un sacrificio per la scuola e per l'Italia, prima di chiedere questo sacrificio a noi docenti di ruolo e prima di sparare alle gambe ai docenti precari (si ricordi infatti che con un provvedimento del genere lei metterebbe sul lastrico un docente precario ogni 4 docenti di ruolo; e si ricordi anche che spesso i precari della scuola sono padri di famiglia quarantenni, non giovinetti al primo impiego).

Lucia Rapella

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